L’immaginazione spesso si perde tra le pagine polverose della storia, tentando di ricostruire i dettagli di epoche lontane. Il XIX secolo, un periodo tumultuoso segnato da sconvolgenti progressi tecnologici e dall’espansione coloniale europea, fu testimone di eventi che lasciarono cicatrici indelebili sull’Africa. Uno di questi, spesso dimenticato dai manuali scolastici occidentali, è il Massacro di Benin City del 1897, una tragica pagina che mette in luce la brutalità della colonizzazione britannica e la strenua resistenza del popolo Edo guidato dal loro sovrano Oba Ovonramwen.
Oba Ovonramwen Nogbaisi: Un Re Virtuoso in un’epoca Turbulenta
Prima di immergerci nella tragedia del 1897, è necessario conoscere il contesto storico e la figura di Oba Ovonramwen Nogbaisi, il trentacinquesimo Oba (re) del Regno di Benin. Asceso al trono nel 1888, Ovonramwen si trovò a governare un regno potente ma minacciato dall’ambizione imperialista britannica.
Conosciuto per la sua saggezza e la sua forte personalità, Ovonramwen fu un sovrano accorto che cercò di proteggere il suo popolo dalle mire coloniali. Rifiutò le richieste britanniche di abolire la tratta degli schiavi e di aprire le porte del regno al commercio europeo, riconoscendo in tali richieste una minaccia alla sua sovranità e al benessere della sua gente.
Le Pretese Britanniche e l’Incontro Fatale
All’inizio del XIX secolo, il Regno di Benin era rinomato per la sua raffinata arte e cultura, ma anche per il suo fiorente commercio di schiavi, un sistema in cui erano coinvolti anche i britannici.
La Gran Bretagna, però, stava cercando di consolidare il proprio dominio sull’Africa occidentale e mirava ad abolire la tratta degli schiavi a livello internazionale. Per raggiungere questo obiettivo, la Corona britannica desiderava ottenere il controllo delle rotte commerciali africane, considerando il Regno di Benin un ostacolo fondamentale.
Nel 1892, una missione diplomatica britannica guidata dal console James Phillips fu inviata a Benin City per negoziare l’abolizione della tratta degli schiavi e l’apertura del regno al commercio europeo. La risposta di Oba Ovonramwen fu netta: rifiutò categoricamente le richieste britanniche, temendo che una simile apertura avrebbe portato all’indebolimento del suo regno e alla sottomissione al dominio coloniale.
Il Massacro di Benin City: Violenza e Saccheggio
La resistenza di Oba Ovonramwen fu interpretata dalla Gran Bretagna come un atto di ostilità, scatenando una reazione violenta da parte dell’Impero britannico. Nel 1897, una spedizione punitiva composta da circa 1200 soldati britannici, equipaggiati con armi moderne e artiglieria pesante, si avventò su Benin City.
La città, priva di fortificazioni moderne, fu rapidamente sopraffatta dalle forze britanniche. La battaglia fu breve ma brutale. I guerrieri del Regno di Benin, armati principalmente di armi tradizionali come archi e frecce, furono sopraffatti dalla superiorità militare britannica.
Benin City fu rasa al suolo: edifici saccheggiati, opere d’arte preziose rubate, palazzi reali distrutti. Il Massacro di Benin City segnò la fine del Regno di Benin indipendente e l’inizio di un lungo periodo di dominio coloniale britannico.
La Cattura di Oba Ovonramwen: Tradimento e Esilio
Oba Ovonramwen fu costretto a nascondersi, ma venne infine catturato dai britannici nel 1900 grazie al tradimento di alcuni suoi sudditi. Fu deportato nell’isola di Calabar (oggi nello Stato di Cross River, Nigeria) e successivamente trasferito in esilio a Lagos dove morì nel 1914.
Il Massacro di Benin City: Un Indelebile Ricordo
Il Massacro di Benin City rimane un evento cruciale nella storia africana e una testimonianza dell’implacabile violenza della colonizzazione europea. Oltre alla perdita di vite umane e al devastante saccheggio del regno, l’evento lasciò una profonda ferita nell’anima del popolo Edo e contribuì a distruggere un antico sistema sociale e politico.
Oggi, il Massacro di Benin City è ricordato come un simbolo della resistenza contro la tirannia coloniale e dell’impegno per la preservazione delle proprie culture e tradizioni.